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Dio esiste? L'uomo e l'idea di dio - L'evoluzionismo causale

30/1/2021

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Dio esiste? L'uomo e l'idea di dio - L'evoluzionismo causale - 28 Ep. di Filosofia - Filosofando 

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Dio esiste, Dio non esiste: che importanza ha?
Vi siete mai chiesti se l'uomo esiste?
Dio creò l'uomo a sua immagine... eh
È bello: io a immagine di Dio.
Ma chi l'ha scritta questa frase nella Torah? L'uomo. Non Dio, l'uomo.
L'ha scritta … senza modestia, paragonandosi a Dio.
Dio forse ha creato l'uomo,
ma l'uomo, ah l'uomo, il figlio di Dio, ha creato Dio … solo per inventare se stesso...
L'uomo ha scritto la Bibbia per paura di essere dimenticato, infischiandosene di Dio...
Noi non amiamo e non preghiamo Dio, ma lo supplichiamo.
Lo supplichiamo perché ci aiuti a tirare avanti:
cosa ci importa di Dio per come è?
Ci preoccupiamo solo di noi stessi.
Allora la questione non è solo sapere se Dio esiste, ma se noi … esistiamo.
(Train de vie,  Monologo del pazzo).

Struttura dell'argomentazione
00:00 Train de vie - Un treno per vivere (Monologo del Pazzo) - Un film di Radu Mihaileanu (1998)
01:24 Introduzione (la domanda)
03:00 Evoluzionismo causale (introduzione della teoria)
04:46 il TUTTO esistente
07:20 la TRASFORMAZIONE
08:38 le CONDIZIONI GENERALI
16:46 la questione di DIO

Cit. Paul Henri Thiry d'Holbach "Il buon senso" (1772)

L'evoluzionismo causale - "Scritti privati" di
Massimiliano Sanfedino (2004)

Filosofi di riferimento nel video:
Spinoza, Aristotele, Thiry d'Holbach, Camus, Sartre, Heidegger, Feuerbach, Tylor (antropologo), Nietzsche, Hume, Tommaso d'Aquino, Anselmo d'Aosta, Hegel, Severino, Cartesio, Kant.
Dedicato a Margherita Hack.

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Massimiliano Sanfedino
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Filosofia - Percorsi di Filosofia e studio della lingua Esperanto

1/6/2018

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Percorsi di Filosofia e studio della lingua Esperanto - associazione Al Lantarnin dal Ranatè - Trino (VC) 

Il mese scorso si sono concluse due iniziative interessanti, percorsi di Filosofia e studio della lingua Esperanto, volute e presentate (come ogni anno) da Mario Martuzzi, presidente dell'associazione 'L lantarnin dal Ranatè di Trino (VC). Il corso percorsi di Filosofia è stato curato dalla prof.ssa Rossella Albertone (laureata in Storia) e dal dott. Federico Ottavis (laureato in Lettere e laureando in Letteratura, Filologia e Linguistica italiana), mentre studio della lingua Esperanto è stato curato dalla dott.ssa Cinzia Vanni (iscritta all'Istituto Italiano di Esperanto e membro del Consiglio Direttivo F.E.I.). La novità di quest'anno è stata la collaborazione con il blog MeDiaTTicA & MusicHard di Massimiliano Sanfedino (in qualità di reporter). Il corso Percorsi di Filosofia è stato caratterizzato dalla rubrica I TESTIMONI (1938-1945 - la serie), un vero e proprio percorso che ci ha accompagnati ogni martedì, in diretta sul canale YouTube del blog, fino al 25 aprile, giorno in cui ogni anno in Italia si celebra la festa della Liberazione dal nazifascismo, avvenuta nel 1945. Durante le live sono stati trattati vari temi inerenti la seconda guerra mondiale, attraverso alcuni degli "autori testimoni" coinvolti in questo periodo storico, da Heisenberg a Arendt, passando per Levi, Bonhoeffer, Pound e Capa. Per quanto concerne studio della lingua Esperanto, con la collaborazione del Gruppo Esperantista di Vercelli, l'11 novembre 2017, presso la Biblioteca Civica di Trino, si è tenuta la conferenza dal titolo L’Esperanto e la comunità esperantista (vedi video), introdotta da Cinzia Vanni e curata da Irene Caligaris (membro della Federazione Esperantista Italiana) e Michael Boris Mandirola (vicepresidente del Gruppo Esperantista Vercellese e membro del comitato dell'Organizzazione della Gioventù Esperantista Mondiale).

Massimiliano Sanfedino


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Percorsi di Filosofia 1938/1945 - I TESTIMONI (La serie)

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Filosofia - Il fulcro del filosofare

16/3/2018

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La filosofia ha il suo fulcro nel domandare umano

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La filosofia è il pensiero in atto. Il pensiero nasce quando si prende distanza dall'esperienza di oggetti lì fuori, e quando si ritorna su esperienze interiorizzate. Il pensiero è ad un livello secondo rispetto ad un modo sensista di esistenza oggi purtroppo cultura. Il pensiero nasce da presentificazioni ed è l'elaborazione di un senso unitario di queste per il soggetto che pensa. Il pensiero è pensare e dare unità ad un pensato in via di metabolizzazione.
Sono convinto poi che la filosofia ha il suo fulcro nel domandare umano. Senza domanda non può nascere nessuna riflessione, né alcuna conoscenza. La domanda nasce nel soggetto meravigliato per qualche aspetto del mondo positivo o negativo, o dalla consapevolezza esplicita di una ignoranza. La domanda è anche ciò che denota una ignoranza di qualcosa, manifesta tale ignorare ed è proprio per questo che talvolta viene taciuta ed abissata. La nostra cultura risente di un approccio che limita molto la domanda, la tace, proprio perché essa rivela una ignoranza. L'ignoranza da questa cultura è vista solamente nel suo aspetto negativo e discriminante e non invece come una possibilità per chi ne prende consapevolezza. Il bambino di solito pone domande più dell'adulto perché non è vittima del pregiudizio di essere considerato ignorante da un altro a cui tale domanda potrebbe essere posta. Il bambino meravigliato o impaurito pone domande. Molti adulti considerano il domandare un fatto di passaggio, una fase che già nell'adolescenza e ancora di più nella giovinezza si affievolisce per poi scomparire definitivamente. Molte domande trovano risposta negli anni della formazione, dove ognuno si appropria del bagaglio cumulativo di conoscenza proprio della nostra cultura. Questo, talvolta, al posto di avere l'effetto di introdurre in nuovi orizzonti e di aprire a nuove domande, più complesse, più precise, più sentite veramente come importanti, induce molti, forse troppi, a quella saccenza che come acqua spegne ogni domandare, e con esso, il soggetto stesso. Cos'è l'uomo se non la domanda posta sull'essere? A cosa si riduce un uomo che non sente più l'esigenza di domandare? Cosa può essere diventato un uomo che non pone più domande? Credo che non sia possibile nemmeno chiamarlo più uomo.
Ma come è possibile che ciò si verifichi? Quale colpa hanno genitori ed insegnanti nel verificarsi di questo triste epigono. Se porre una domanda denota una ignoranza e l'ignoranza è ciò che si combatte andando a scuola, allora chi è andato a scuola e ha studiato non può essere ignorante. Questa conclusione logica non dirime tuttavia del tutto la questione, in quanto si può essere ignoranti di molte cose, e soprattutto si può essere ignoranti di ciò che il bagaglio cumulativo non fornisce: la relazioni tra i dati che si apprendono, il senso del perché si apprendono, la prospettiva nella quale questi dati in relazione tra loro e col soggetto si inseriscono, il valore e l'importanza che questi possono avere a livello personale e collettivo e così via. Tutto ciò solleva domande che la semplice acquisizioni di dati e nozioni non produce. La conoscenza non è solo cumulativa, non è solo un bagaglio di cui appropriarsi, ma è anche e soprattutto progressiva, grazie ai contributi che nelle varie arie di ricerca ognuno può offrire. Ma per offrire il proprio contributo bisogna percepire e vivere la propria ignoranza nel non tacere la domanda che la manifesta.
La nostra cultura superficiale demonizza la domanda, e soprattutto quella domanda che non può avere la risposta puntuale e che accompagna pertanto tutta la vita di un soggetto che ha il coraggio di porla soprattutto a se stesso, ed io mi chiedo il perché di questa demonizzazione che è un ecclissi dell'uomo: intrinsecamente e spontaneamente animale filosofico proprio nella sua capacità di consapevolezza della propria ignoranza come crogiuolo e sorgente della domanda.
Il Filosofo nel porre domande mette anche in discussione. Egli è capace di fare polemica e la storia della filosofia è una grande polemica oltre che una grande ricerca ed elaborazione di senso. Il filosofo fa polemica per dare nuove tinte al concetto in via di sviluppo e che mai perviene a se stesso. Il filosofo serio, pertanto, ha anche il compito non solo di costruire ma anche e propriamente di decostruire: decostruire le costruzioni storiche che guidano i popoli, una volta che queste non reggono più all'urto del progresso. Con esse, che formano la mentalità del senso comune fornendogli anche sicurezza e protezione, il filosofo ha anche l'arduo compito di condurre nel baratro dell'insicurezza verso un novum sconosciuto che sempre nuovamente è la soggettività umana e ciò che essa disvela, e deve sempre rischiare di fare la brutta fine capitata al soggetto che voleva liberare gli amici ancora prigionieri delle ombre nella caverna del mito del grande Platone.
Credo, pertanto, che perdersi nella domanda che siamo sia fondamentale ed ineludibile. Perdersi nella domanda significa vivere nella ricerca. Ecco qua il mistero dell'esserci e dell'essere, del soggettivo che chiede e dell'oggettivo che dispiega e rivela; della domanda che è l'io e della ricerca che è apertura e quindi alterità, trascendenza e divenire che mai cessa, in oceani da navigare così diversi dall'acqua stagnante! Questo mondo ci intrappola in convinzioni e convenzioni che non sono sapienza, come pesci in reti che non lasciano scampo. Le reti della presunzione che finisce di interrogarsi. Le reti del qui ed ora senza alcun orizzonte dal quale si ammira la luce di una nuova alba o l'incanto di un insanguinato tramonto. Dove sono gli oceani da navigare se ci si chiude nello stagno della certezza dove non esiste il movimento e il profumo dell'abisso? Siamo schiavi dell'abitudine e di un sapere che ci rende sicuri e tuttavia insoddisfatti; un sapere che non ci tocca né ci emoziona, incapace di generare domande proprio perché non meraviglia e non ci coinvolge né rapisce la nostra attenzione. Un sapere che si chiacchiera ma non si racconta, che fa passare il tempo ma non è capace di generarlo. Un sapere incapace di mettere in discussione le ovvietà attraverso un domandare incalzante, che nasce dal riconoscere la propria ignoranza e nell’incontrare seriamente l'altro.
 
Davide Lodato 
A cura di Massimiliano Sanfedino

Nato a Cava dei Tirreni (Salerno), ha intrapreso il percorso teologico conseguendo la laurea in filosofia presso "Pontificia facoltà teologica dell'Italia meridionale" Istituzione universitaria a Napoli (sezione San Luigi), un baccalaureato ed una licenza in teologia morale. In seguito ha pubblicato tre libri di scritti non sistematici, di natura filosofica e poetica.
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