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William Tode nasce a Gonzaga (Mn) il 10 Aprile 1938. Dopo una breve esperienza all'Accademia delle Belle Arti a Roma, e la successiva espulsione da tutte le Accademie d'Italia, cerca fortuna a Parigi, entrando in contatto con personaggi illustri: Sartre, Simone de Beauvoir, Roger Vadim, Buffet, Simone Signoret, Picasso, Cézanne (attraverso le opere), i quali segnano per sempre il suo percorso di vita. Rimembranze di una Parigi che non esiste più, la Parigi della Nouvelle Vague, di Monteparnasse, di SaintGermaindesPrès, della Nouvelle Athènes e della Cave, che Tode manifesta nella sua successiva opera pittorica, come a voler esprimere il tramonto di quel fermento esistenzialista in Francia. William Tode è senza dubbio figlio dell'esistenzialismo francese, di quell'esistenzialismo che vive tutt'oggi nel suo animo e che l'artista rende "attuale" attraverso il colore. VEDI ANCHE
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tratto da Intervista a William Tode
L'intervista è stata rilasciata durante l’incontro avvenuto venerdì 19 settembre 2003, presso il palazzo municipale di Ostuni, con l’artista William Tode. Attraverso quest’intervista, ho voluto rivisitare il rapporto diretto con personaggi del mondo politico, intellettuale, filosofico, artistico-culturale francese, che l’artista Tode ha stupendamente vissuto all’età di diciassette anni, durante il suo soggiorno in Francia tra il 1955 e il 1957.
Dopo una breve esperienza all’Accademia delle Belle Arti a Roma, e la successiva espulsione da tutte le Accademie d’Italia, Tode cerca fortuna a Parigi. Siamo negli anni Cinquanta, anni post-bellici della ricostruzione, in pieno fermento dell’esistenzialismo, che nasce da una ricerca spasmodica della libertà, “del diritto alla vita”. La guerra era finita da pochi anni e in Francia era scoppiata la “moda esistenzialista”, la “cultura esistenzialista”, come ad indicare il diritto all’esistenza dell’uomo, in quanto uomo libero: “l’esistenzialismo è esistere per la libertà” afferma Tode. Ed è in questi anni che Tode approda in Francia entrando in contatto con personaggi illustri: Sartre, Simone de Beauvoir, Roger Vadim, Buffet, Simone Signoret, Picasso, Cézanne (attraverso le sue opere), i quali segnano per sempre il suo percorso di vita. Rimembranze di una Parigi che non esiste più, la Parigi della Nouvelle Vague, di Monteparnasse, di Saint-Germain-des-Près, della Nouvelle Athènes e della Cave, che Tode esprime nella sua successiva opera pittorica, come a voler esprimere il tramonto di quel fermento esistenzialista in Francia. È da tenere presente che queste sensazioni, descrizioni, emozioni che l’artista esprime, sono di fatto impressioni di un adolescente alle prese con un periodo storico ben determinato. “Rivisitare” gli incontri di Tode, nel corso delle lunghe serate trascorse alla Nouvelle Athènes e alla Cave, con Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir, è stato senza dubbio a dir poco emozionante. Egli stesso ammette che avrebbe voluto incontrare Sartre avendo la maturità di oggi: quella maturità che gli avrebbe permesso di comprendere appieno gli aspetti del pensiero, delle gesta, del ruolo che il parigino rivestiva in quegli anni. Nelle sue dichiarazioni si possono trovare, oltre ai pensieri strettamente personali, anche alcune discordanze, dalle quali inevitabilmente lo si può giustificare, visto che oramai sono passati quasi cinquant’anni da allora. Così come quando definisce Sartre, in rapporto a Olivier Messiaen, un materialista. Un materialismo che, come ben sappiamo, Sartre ha fortemente criticato, riferendosi a quello ingenuo e meccanicistico. Forse con questa sua dichiarazione, William Tode avrà voluto sottolinearne il carisma ateo, rivoluzionario, il simbolo della tutela della libertà dell’uomo che emergeva nel personaggio Sartre, rapportandolo ad un personaggio cattolico, morigerato, com’era Olivier Messiaen.
Sartre, il “santone”, come lo dipinge ironicamente William Tode, è senz’altro il “profeta” dell’uomo nuovo, engagé, “il Che Guevara della letteratura, dell’Umanesimo”.
William Tode è figlio dell’esistenzialismo francese, di quell’esistenzialismo che vive tutt’oggi nel suo animo e che l’artista rende “attuale” attraverso il colore. L’incontro con Roger Vadim è l’episodio che pone il giovane Tode di fronte ad un susseguirsi di esperienze che lo vedono protagonista nel mondo del “Cinema”. Si lega in amicizia con personaggi di spicco come Annette Susanne Strøyberg, Mel Ferrer, Brigitte Bardot, Alain Delon, Trintignant, Yves Montand e Simone Signoret. Il suo primo film, “Le sang et la rose”, lo vedrà protagonista sia come attore che come scenografo. Rapito dal mondo del “Cinema”, interpreta alcuni films drammatici sotto la regia di Vadim, di Vittorio de Sica e di Luchino Visconti, senza tralasciare l’esperienza con la Compagnia di Esmeralda Ruspoli e Giancarlo Sbragia, nel Teatro, che l’ha visto protagonista, oltre che come attore, come scenografo e costumista. Tra i vari films bisogna menzionare “Cleopatra” e “Desiderio e l’estasi” (film biografico su Michelangelo), dei quali ha curato la scenografia. Con i “Sequestrati di Altoona”, di Vittorio de Sica, William Tode chiude definitivamente col mondo dello spettacolo.
Ho conosciuto l’artista William Tode nei giorni 17-18 Agosto 2003, durante una mostra di arte figurativa a Brindisi: due giorni intensi, che custodisco gelosamente nei miei ricordi. Non ci sono parole per esprimere ciò che ho provato: sensazioni che ho rivissuto durante i giorni della sua mostra, tenutasi ad Ostuni (Br), nel mese di ottobre del 2003, quando ho avuto il piacere di intervistarlo. Sicuramente il maestro Tode è un artista privo di schemi, al di fuori delle etichettature, un “futurista”, un “esistenzialista”, amante della melodia figurativa. Prendendo come esempio la sua opera Omaggio al violinista Marco Fornaciari, essa altro non è, a mio avviso, che il traslare se stesso, l’imprimere sulla tela l’essenza dell’artista Tode. Volteggi sinfonici pieni di romanticismo e sensualità, armonia espressa nella fusione del colore, profumo poetico, inebriante, in incalzanti ritmi di gestualità. Come, tra l’altro, il “Ciclo del Tristano”, il “suo” Tristano, opere lampanti, apparentemente sopite ma piene di carica poetica, alla ricerca della “Luce”, quella luce di cui il maestro parla tanto nei suoi scritti. In conclusione, posso dichiarare che Tode si è rivelato come un “essere uomo libero”, con un carisma pieno di vitalità, nonostante i suoi sessantasei anni; sicuramente un “personaggio” della storia contemporanea, del mondo Artistico e non solo.
Mesagne (Br), 03 Dicembre 2004
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