ANGRA: il nuovo album ØMNI.Del 16 febbraio è l’ultima fatica degli Angra dal titolo ØMNI. Lavoro curato con dovizia di particolari e che, per certi tratti, risente dell’assenza di Kiko Loureiro, ormai troppo impegnato con i Megadeth e che trova, al suo posto, Marcelo Barbosa. Undici brani, un concept fantascientifico che parla di uno spazio temporale rappresentato nel 2046, da un sistema d’intelligenza artificiale che comunica tra passato, presente e futuro: metafora della stessa band che oggi è il prodotto di quello che ha attraversato ieri. Una produzione affidata come sempre a Jens Bogren e che consente di riconoscere il suono degli Angra, band ormai consolidata nel panorama mondiale. ØMNI è “il tutto”, “il tutto” che si fa ascoltare e che coinvolge sin dal primo brano: Light Of Trascendence, superbo, orchestrale e con un Lione perfettamente a suo agio; Travelers Of Time, rispetto all’esordio appena lasciato appare meno affascinante; Black Widow’s Web con le voci di Alissa White-Gluz degli Arch Enemy e di Sandy Chambers in completa sinergia; Insania, di matrice hard rock con inserti progressive, dove il basso di Felipe Andreoli e la batteria di Bruno Valverde concordano alla perfezione; The Bottom Of My Soul, ballad sinfonica; War Horns in cui il tocco di Kiko si sente: eccome! Caveman, brano folk, ma anche jazz e caratterizzato da percussioni tribali difficili da dimenticare; Magic Mirror, sinuosa e accattivante e poi si continua con la dolcissima ballad Always More; il viaggio si conclude con ØMNI - Silence Inside e ØMNI - Infinite Nothing, la prima avvicenda furore e fragilità, crescendi ondosi e seducenti mari in cui perdersi; la seconda è strumentale, ambiziosa e in alcuni tratti poco fluida. Fabio Lione ha trovato ancor più affinità nella combo brasiliana e in questo album si evince, in effetti tutta la band è ispirata e affiatata: ØMNI è “il tutto” come dice il titolo: prog, power, hard, symphonic, jazz (suoni sulfurei e ancestrali, suoni della terra e suoni dell’infinito). ØMNI dove “il tutto” si incontra e prende forma in musica. Voto 7
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JUDAS PRIEST: il nuovo album FIREPOWERInauguriamo questa nuova rubrica con una band storica e il loro nuovo album, pubblicato il 9 marzo: i Judas Priest e il loro Firepower. Diciottesimo album in studio: aggressivo e innovativo, roccioso e imponente, tutti ingredienti che conosciamo insiti nella band e che vengono miscelati in questi 14 brani veramente ispirati e con la voce di Rob in stato di grazia come sempre. Si inizia con la carica tagliente di Firepower, per continuare con la travolgente e dal potente assalto Lightning Strikes dove la batteria di Scott Travis picchia incessantemente, arriva la stilettata cadenzata e oscura di Evil Never Dies dove Rob Halford non ha eguali, Never The Heroes cupa dove il basso del buon Ian Hill la fa da padrone, Necromancer in caduta libera, l’epica Children of the Sun, Guardians dal sapore classico ma innovativo e Rising from Ruins splendida e imponente, Flame Thrower indiscutibilmente un capolavoro, Spectre puro metal al fulmicotone, Traitors Gate in cui le chitarre si intrecciano e il riffing è da paura, No Surrender più scanzonata e rock, la seducente Lone Wolf e per concludere Sea of Red la perla finale. Sicuramente un album dove bravura, maestria, tecnica, passione e innovazione sono miscelate al meglio, un lavoro ottimo e comunque fresco, non dimentichiamoci che nel 2019 saranno 50 anni dalla fondazione dei Judas! Ora però, studiamo e ripassiamo bene i brani così da esser pronti per il live che terranno a Firenze il 17 giugno! Mi raccomando! Voto 8,5
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